Biografia

Edoardo “Dado” Belgrado nasce a Udine il 25 maggio 1919 nella famiglia di un decoratore, e fin da giovane partecipa ai lavori di restauro nelle ville venete.

A Venezia frequenta il Liceo artistico, l’Accademia di belle arti e la Facoltà di architettura.

Successivamente collabora per cinque anni con Marcello D’Olivo, e assieme realizzano a Trieste il “Villaggio del fanciullo”.

Nel 1950 ha contatti con Le Corbusier a Marsiglia, dove sta sorgendo la “Ville radieuse”, e poi soggiorna per qualche tempo in Svizzera .

Nel 1953 parte per il Brasile e apre uno studio di ingegneria e architettura a Campinas. Scopre così luoghi meravigliosi, ancora vergini e sconosciuti, che vengono manomessi e distrutti da grandi macchine impiegate per la deforestazione e l’urbanizzazione di vaste aree, che comporta talvolta lo spianamento di montagne e l’erezione di grandi dighe di terra. Da allora le macchine e le farfalle, spesso contrapposte in un’impari lotta, sono i leit-motiv dei suoi disegni e della sua pittura, giustamente definita metafisica e meccanicistica da un critico brasiliano.

Nel 1956 espone una serie di disegni al Museo d’arte moderna di San Paolo, dove tiene conferenze per illustrare la sua esperienza.

Su un giornale tiene una rubrica intitolata “Uomo spazio e architettura”, e fonda un gruppo artistico anticonformista, che lascerà un’impronta non effimera nell’arte contemporanea sud-americana.

In Italia ritorna nel 1959 e si impegna nei progetti della prefabbricazione. Continuano, nel frattempo le sue ricerche sul rapporto uomo-macchina e intuisce lucidamente il futuro delle magalopoli.

Le sue ricerche in campo grafico lo spingono fino in Cina, ma nel 1979 ritorna in Brasile per una mostra personale al Museo d’arte contemporanea di Campinas, dove è giustamente considerato un Maestro anche in veste di pittore. Nello stesso anno tiene una personale al Museo Pitrè di Palermo e alla Galleria “La feluca” di Roma.

Nel frattempo realizza una cartella di grafica intitolata “Viaggio fantastico nelle Acciaierie Pittini”, esposta da Falaschi a Passariano dal 6 al 24 aprile 1980, contenente otto opere che rappresentano l’iter produttivo dell’acciaio, intitolate La calamita chiama, Ricominciare tutto, Sulla bocca del forno, Questo atto d’amore, Il grande avvenimento, Le barre roventi, Impallidendo esangue, Le ali di nuove farfalle, e commentate a controcanto da un poemetto di sua mano. Quell’esperienza artistica e letteraria rimane documentata dal dépliant di Falaschi e da un catalogo a colori, intitolato “Dado Belgrado. La macchina una vita”, contenente un fondamentale saggio di Marcello Venturoli.

Nel 1987, a Villa Florio di Buttrio, partecipa con tre opere a una mostra collettiva intitolata “La fabbrica immaginata”.

Nel 1991 viene invitato per una nuova mostra a Campinas, dove ha lasciato un indelebile ricordo, e negli anni successivi prosegue nella sua ricerca pittorica anche attraverso la realizzazione di pannelli decorativi, fra i quali meritano la citazione quelli realizzati per la Cassa Rurale di Pertegada, filiale di Latisana. Altre opere in grande formato nella agenzia di Piazzetta del Pozzo, in Udine, della CRUP (murale del 1983), e a Città Fiera di Torreano di Martignacco.

Muore a Udine il 20 aprile 1999.

 

Bibliografia Essenziale

· Manuel Germano, A metafisica mecanicista de Edoardo Belgrado, “Habitat”, rivista di “arquitetura e artes do Brasil”, settembre 1956.

· A Roma le opere brasiliane del pittore friulano Belgrado, Messaggero Veneto 20 giugno 1977.

· Vittore Querel, Un pittore friulano nell’avanguardia brasiliana, Messaggero Veneto 16 settembre 1977.

· Incontri friulani per Edoardo Belgrado, Messaggero Veneto 9 novembre 1977.

· Una mostra a Pechino di Edoardo Belgrado, Messaggero Veneto 15 dicembre 1977.

· Amedeo Giacomini, Edoardo Belgrado, catalogo della mostra nella Casa do Brasil, Roma aprile 1978.

· Wagner J. Geribello, Dado Belgrado, catalogo della mostra “Edoardo Belgrado, desenhos e pinturas 73/78”, Museu de arte contemporânea de Campinas”, marzo 1978.

· Arturo Manzano, Le Macchine del Potere di un quasi architetto, Il Piccolo, Trieste 1977.

· Edoardo Belgrado torna in Brasile e ripropone l’arte dei campineros, Messaggero Veneto 11 febbraio 1979.

· Nino Françoso, Benvenuto, Belgrado, Viver, Campinas 4 marzo 1979.

· Italian artist of contrasts, Daily American, Rome, June 17-18 1979.

· Vittore Querel, “Dado” pittore recuperato, Il Punto, Udine 30 giugno 1979.

· T.B., La macchina e la farfalla alla Feluca, Il Tempo, Roma 14 luglio 1979.

· Belgrado fra macchine e farfalle e Ceschia con simbolismi siciliani, Messaggero Veneto 10 novembre 1979.

· Belgrado alla Falaschi con la Grande macchina, Messaggero Veneto 30 aprile 1980.

· Marcello Venturoli, L’incontro con Dado Belgrado, in “Dado Belgrado. La macchina una vita”, Acciaierie Pittini, Rivoli di Osoppo, 1981.

 

Gli articoli scritti da Edoardo Belgrado in lingua portoghese per il “Correio Popular” di Campinas nel 1957 sono consultabili, oltre che su questo sito, anche nell’archivio del Centro Friulano Arti Plastiche.

Dado Belgrado