Smemorie friulane

Più gli anni si srotolano veloci, più ci si convince di due fattori in contraddizione nella società friulana (ma si tratta di un fenomeno più vasto): da una parte emerge la grandezza di alcuni personaggi che nacquero e vissero in Friuli nel XX secolo, dall’altro l’inspiegabile silenzio che avvolge i loro nomi al livello di quella che un tempo si chiamava “cultura generale”, un patrimonio di conoscenze che, in un quadro culturale di riferimento, crea(va)no un codice di comunicazione all’interno di una comunità.

 Non occorre citare Ugo Foscolo (“a egregie cose l’animo accendono l’urne dei forti”) per capire che la memoria giova ai viventi, non ai trapassati, e va coltivata per scopi educativi e orientativi, ma oggi si vive di “smemorie”, come diceva Luigi Candoni.

Proponendo, quindi, a novant’anni dalla nascita (25 maggio 1919) e a dieci anni dalla morte (20 aprile 1999), una rivisitazione della vita e delle opere di Dado Belgrado nella Galleria del Girasole, il Centro Friulano Arti Plastiche è certo di adempiere non soltanto al compito assegnatogli dalla principale norma del suo statuto, che definisce la sua stessa ragion d’essere, ma anche di supplire a una carenza d’interesse da parte delle pubbliche istituzioni.

E’ certo, infatti, che la parabola esistenziale e artistica di Dado Belgrado, geniale architetto, vigoroso e innovativo pittore, brillante giornalista e conferenziere (in lingua portoghese), straordinario anche in poesia, come dimostra “Il poema dell’acciaio” (il titolo è nostro), meriterebbe una grande mostra in un’ampia struttura pubblica; ma noi, proponendo una piccola antologia nella saletta del Girasole siamo paghi di aver gettato un sasso nello stagno del silenzio, augurandoci che le onde attirino lo sguardo delle “autorità” (politiche e culturali della nostra regione) sedute sulla riva.

Non si può dire, naturalmente, che il suo nome sia stato ignorato dalla cultura specialistica, che peraltro non gli ha dedicato, a nostro giudizio, tutta l’attenzione che meritava, ma è certo che oggi Belgrado è un artista sconosciuto fra noi, e deve essere rimesso al posto che gli spetta nella storia culturale e artistica della nostra regione, anche perché ha saputo affermarsi ben al di là dei nostri ristretti confini.

A conclusione di questa nota, vorremmo render noto alle autorità e agli appassionati d’arte, che con questa mostra, la numero 601 della sua lunga storia, la gloriosa Galleria del Girasole chiude i battenti. Alla sofferta decisione Enzo Bernava, che da dieci anni si prodiga con grande passione per dare continuità alla linea tracciata da Enrico e Giorgio De Cillia, è pervenuto perché il palazzo che ospita la Galleria dovrà essere ristrutturato, e poi non ci saranno più le condizioni economiche che fino ad oggi ne hanno reso possibile la sopravvivenza.

Il numero 601, quindi, non annuncia l’inizio di un nuovo centinaio di mostre, bensì l’inizio del rimpianto per le 600 che l’hanno preceduta. Ma la Galleria del Girasole non sarà relegata fra le “smemorie” udinesi e friulane perché la sua storia è già stata scritta in due volumi del Centro Friulano Arti Plastiche.

Maggio 2009

                                                                                                                                Gianfranco Ellero

Dado Belgrado