Armi-quinquies
Passare
da 68 a 104 milioni di spesa giornaliera in tempo di crisi economica è una
scelta antistorica e immorale. Né può valere il richiamarsi all’accordo siglato
nel 2014 dai Paesi della Nato. Gli accordi devono tenere conto della mutazione
delle condizioni storiche e sociali, nonché della necessità, dopo la pandemia,
di mutare la gerarchia delle priorità.[] Non
si parla di pace, perché la pace non è frutto di discorsi ma di concrete scelte
e azioni politiche. Pace significa giustizia sociale e diritti fondamentali
garantiti a ogni latitudine. Senza quella base la pace sarà sempre solo tregua,
intervallo tra guerre.[] il papa ha fatto bene a
scuotere coscienze in troppi casi assopite, accomodanti o accomodate su
presunte certezze. Del resto è quello, l’unico conflitto da alimentare: quello
che scuote nell’intimo le nostre coscienze rendendoci vigili, presenti,
partecipi. Nella consapevolezza che situazioni drammatiche come questa non
ammettono scorciatoie: la soluzione va trovata costruendo le condizioni della
pace, a partire da un unico imperativo morale: impedire che si continui a
uccidere.
Don
Ciotti, Il Fatto quotidiano, 14 aprile 2022
Cosa
ne pensano i generali
Generale
Marco Bertolini (ilfattoquotidiano.it, 7 aprile)):
(Mariupol) non sarà certo ripresa perché manderemo un po’ di armi ora, quelle
servono a mantenere acceso un fuocherello che invece sarebbe bene spegnere,
prima di assistere ad altri massacri e prima che si arrivi a farlo con la resa
di uno dei due e non con un negoziato “tra” i due. È lo stesso film
dell’Afghanistan: quella guerra è durata 20 anni, possiamo permettercelo alle
porte dell’Europa?
Generale
Leonardo Tricarico (Startmag, 6 aprile):
“La no fly zone l’ha invocata Volodymyr Zelensky, però nessuno sapeva ciò che diceva e purtroppo
chi queste cose doveva suggerirle non ha sottolineato l’insensatezza di quello
che veniva detto. Ecco perché la chiusura degli spazi aerei è una questione che
ha tenuto per troppo tempo i titoli dei giornali. Una questione che ha fatto
perdere tempo e il senso delle cose”.
Generale
Giuseppe Cucchi (Il Riformista, 11 aprile): “Stoltenberg è un segretario della Nato debolissimo, che è
stato messo lì unicamente perché era prono ai voleri americani. Quando parla Stoltenberg, è l’America che sta parlando, non è la Nato,
in realtà”.
Generale
Claudio Graziano (Repubblica, 30 marzo):
“A me la guerra fa sempre paura. Poi se si parla di minacce nucleari si
svegliano spettri del passato”. E si deve dare una via d’uscita a Vladimir
Putin? “Sì. Non può perdere ma neanche vincere, e vuole conseguire obiettivi
che gli permettano di non perdere almeno la faccia. Insomma, deve avere una via
d’uscita”.
14 aprile
2022
DEF
e dove vanno gli investimenti
Il
Documento di economia e finanza 2022 ora è pubblicato sul sito del Tesoro []
Il
meglio che possiamo fare, pare, è destinare all’istruzione il 3,5% del Pil nel 2025: un calo drastico dopo il 4% del 2020 ( e anche meno del 3,6% del Pil
del 2015). Questo, ovviamente, a non voler citare i fondi che gli altri Paesi
Ue destinano a scuola e università: nel 2019 la media era il 4,7% del Prodotto
interno lordo dell’Unione (per capirci, la differenza tra 3,5 e 4,7% in Italia
sono una ventina di miliardi ogni anno), ma alcuni sforavano allegramente il 6%
del Pil (Svezia, Danimarca, Belgio). [] la spesa
pubblica per la scuola è diminuita del 7% nel periodo 2010-2018, quella
universitaria del 19%.[] la spesa non è prevista salire
nemmeno nei prossimi decenni.
Marco
Palombi, Il Fatto quotidiano, 10 aprile 2022
Ospedale
Psichiatrico
L’Europa
ha conosciuto sviluppo e crescita con la guerra. Sempre. Ora è finito questo strano periodo di pace. Siamo nel post-pacifismo. Tutti, a
partire dalla Germania, hanno voltato pagina e si riarmano. Gli uomini amano la
guerra, le donne amano i guerrieri. Il pericolo della guerra nucleare non c’è,
perché i russi non vi ricorrerrano mai. Io ho fatto
tre guerre. E’ stata un’esperienza bellissima e invito gli italiani a
considerarla
Edward
Luttwak, Rete 4, 4 aprile 2022
Va
bene libertà di espressione, ma queste mi sembrano proprio affermazioni da
Ospedale psichiatrico. “Gli uomini amano la guerra, le donne amano i guerrieri.”: ma dove siamo, a
“Scherzi a parte” o da Crozza?
Armi-quater
Questi
aumenti di spesa, che bisogna fare per avere la difesa, si debbono fare quando
si è fatta un politica estera e della difesa europea comuni.
Romani
Prodi, Piazza Pulita, cit. Il Fatto quotidiano, 4 aprile 2022
Putin
secondo B.
“Putin
è una persona rispettosa degli altri. È un riflessivo. È un uomo profondamente
liberale”
“E’uno che mantiene la parola data, è veramente un
democratico”
“Io
lo conosco da più di quindici anni, lo considero quasi un mio fratello minore.
Ho con lui una grandissima cordialità, una grandissima confidenza. E oggi è,
in-du-bi-ta-bil-men-te, il numero 1 tra i leader del mondo”
B.
,
citazioni degli anni passati riportate sul Fatto quotidiano, 2 aprile 2022
Armi-ter
E’
incomprensibile credere che, armando i civili ucraini, il conflitto porti a una
sconfitta per l’esercito di Putin. Stiamo assistendo a una manovra atlantica
che potrebbe rappresentare un nuovo ostacolo al mantenimento della pace tra le
grandi potenze. Perché la pace non si fa con le armi, con le minacce o con le
provocazioni. La pace e la giustizia sono la fatica di coltivare la positività
giorno dopo giorno. La pace è dialogo, è costruzione e impegno. È sapere che
tutti hanno gli stessi diritti.
Barbara
Verrastro, Il Fatto quotidiano, 2 aprile 2022
Guerra
Come
l’uomo è stato capace di rendere l’incesto un tabù, così oggi deve essere
capace di rendere la guerra un tabù!
Gino
Strada, riportato dal Fatto Quotidiano, 2 aprile 2022
Armi-bis
Mi
sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono impegnati a
spendere il 2% del Pil nell’acquisto di armi – come
risposta a quanto sta succedendo adesso. La pazzia!
Papa
Francesco, 30 marzo 2022
Armi
Certe
scelte non sono neutrali: destinare gran parte della spesa alle armi vuol dire
toglierla ad altro, che significa continuare a toglierla ancora una volta a chi
manca del necessario. E questo è uno scandalo: le spese per le armi. Quanto si
spende per le armi, terribile
Papa
Francesco, 24 marzo 2022
PD
l Pd
e il suo segretario si sono fatti un grande autogol. Si sono associati al
centrodestra pur di salvare [] qualcuno in Parlamento: stavolta è toccato a
Siri. Come fanno questi signori a non provare vergogna, facendo parte di un
partito la cui storia dice il contrario? Con questi comportamenti vomitevoli,
la strada porta al precipizio. Fate in modo di evidenziare lo scempio dei
valori di una forza politica che una volta si diceva leale con i più deboli.
Roberto
Mascherini, Il Fatto quotidiano, 23 marzo 2022
Profughi
Chiedo
lumi a chi è in grado di spiegarmi qual è la differenza tra profughi ucraini,
vittime di una guerra infame, accolti con lodevole disponibilità anche da Paesi
quali ad esempio Polonia e Ungheria, nemici giurati dell’accoglienza dei
profughi martoriati da interminabili guerre infami come iracheni, siriani, afghani,
nordafricani, ecc. Mi verrebbe anche da chiederlo ad alcuni partiti come la
Lega di Matteo Salvini (quella de “l’Italia agli
italiani”, “prima gli italiani”, ecc.) o Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni,
della quale ricordo un’uscita infelice: “sono nomadi? Allora nomadassero”. Ci sono profughi buoni e profughi cattivi? []Mi rifiuto di pensare che la differenza la faccia il
colore della pelle dei profughi.
L.
Fiorini, In Fatto quotidiano, 23 marzo 2022
Armi
La
pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l'accoglienza, sbagliato
aumentare le spese militari
Elly
Schlein, Corriere della sera, 19 marzo 2022
Non
saranno le armi a risolvere la guerra in Ucraina: rischiamo solo di allungare
l’agonia o provocare un’escalation
Laura
Boldrini, Il Fatto quotidiano, 23 marzo 2022
Investire
in nuovi armamenti spazza via decenni di lavoro per il disarmo e la non
proliferazione nucleare. Se in Italia dobbiamo arrivare al 2% del Pil di spese militari, questi soldi li togliamo al Welfare?
Spero che ci sia una riflessione.
Il
Fatto quotidiano, 23 marzo 2023
Lo
Schwa e la lingua scema
Avanza
questa neo-lingua genderless, ricolma di “usi
linguistici scellerati che violano le nostre regole ortografiche e
fono-morfologiche”. [] Se noi adottassimo sistematicamente lo schwa
distruggeremmo, dall’interno, la nostra grammatica. O la renderemmo comunque incomprensibile.[] Non possiamo mica riprodurre nel parlato
un asterisco o uno slash. E lo schwa è un corpo
estraneo. Le vocali neutre non ci sono nel nostro sistema fonologico, non siamo
inglesi.[] le lingue si semplificano nel corso del
tempo, non diventano più complesse. Occorre farsi capire da tutti. La
sperimentazione linguistica lasciamola ai poeti.
Massimo
Arcangeli, il Fatto quotidiano, 15 marzo 2022
La
crisi dell’Ucraina – Quinquies
La
guerra, dice la Carta delle Nazioni Unite, è la maledizione dell’umanità. Non
esistono guerre giuste o sbagliate, ma solo carneficine più o meno riuscite. []
Mosca è passata da una forma di autodifesa dalle minacce Nato, perpetrate
direttamente o tramite il governo ucraino, a una guerra vera e propria, da
condannare senza se e senza ma. Ora c’è il rischio che lo scontro finisca con
l’assomigliare alle feroci campagne Nato contro la Serbia, l’Iraq, la Libia,
l’Afghanistan, costate centinaia di migliaia di vittime. []La
strada del negoziato è obbligata. Ed è nelle mani dell’Europa. []l’unica strada percorribile è un accordo che fornisca alla
Russia le garanzie di sicurezza che richiede senza successo da trent’anni, in
cambio della cessazione dell’attacco e di un impegno a lungo termine per il
rispetto della sovranità dell’Ucraina.
Di
Pino Arlacchi, Il Fatto quotidiano, 4 marzo 2022
Giustizia
[molto] approssimativa
C’è
uno scandalo aberrante, insopportabile. Un funzionario di Polizia viene
arrestato con una accusa infamante [ndr rapporti
sessuali con una minorenne]. Ora lo liberano, dopo due settimane, e dicono che
c’è stato uno scambio di persona. Ma come? Come è possibile? Ma che indagini sono
mai queste? Come si può arrestare un uomo se poi basta un’udienza davanti a un
giudice per scoprire che quell’uomo non era mai stato là dove si sarebbe
consumato il reato. [] tanta è la rabbia per questo modo di gestire la vita delle persone.
Omar
Monastier, Messaggero Veneto, 3 marzo 2022
La
crisi dell’Ucraina – Quater
le
motivazioni dell’aggressore, anche se smisurate, sono non solo ben
ricostruibili ma da tempo potevano esser previste e anche sventate. Le ha
comunque previste Pechino, che ieri sembra aver caldeggiato una trattativa
Putin-Zelensky, ben sapendo che l’esito sarà la
neutralità ucraina chiesta per decenni da Mosca. Il disastro poteva forse
essere evitato, se Stati Uniti e Unione europea non avessero dato costantemente
prova di cecità, sordità, e di una immensa incapacità di autocritica e di
memoria. [] l’Occidente aveva i mezzi per capire in tempo che le promesse fatte
dopo la riunificazione tedesca – nessun allargamento Nato a Est – erano vitali
per Mosca. Nel ’91 Bush sr. era
addirittura contrario all’indipendenza ucraina. L’impegno occidentale non fu
scritto, ma i documenti desecretati nel 2017 (sito
del National Security Archive) confermano che i leader occidentali– da Bush
padre a Kohl, da Mitterrand alla Thatcher a Manfred Wörner
Segretario generale Nato – furono espliciti con Gorbaciov, nel 1990: l’Alleanza
non si sarebbe estesa a Est “nemmeno di un pollice” (assicurò il Segretario di
Stato Baker). Nel ’93 Clinton promise a Eltsin una “Partnership per la Pace” al
posto dell’espansione Nato []In pochi anni, tra il
2004 e il 2020, la Nato passò da 16 a 30 Paesi membri, schierando armamenti
offensivi in Polonia, Romania e nei Paesi Baltici ai confini con la Russia. []
Ammettere i nostri errori sarebbe un contributo non irrilevante alla pace che
diciamo di volere
Barbara
Spinelli, Il Fatto quotidiano, 26 febbraio 2022
La
crisi dell’Ucraina – Ter
Per
capire il conflitto occorre osservare anche l’altro campo, il fronte Nato. Che
sembra immune da responsabilità, abituati come siamo a un Occidente sempre
dalla parte giusta della Storia. La
cartina che mostra il progressivo allargamento a Est della Nato, fino a un tiro
di schioppo dai territori della Federazione Russa, è invece magna parte di
questa contesa e porta delle responsabilità che sarebbe ipocrita tacere. [] Se
quella russa è senz’altro una modalità “neo-imperialista”, perché la Nato
dovrebbe sfuggire a questa definizione? [] In un incontro tra i direttori
politici dei ministeri degli Esteri di Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania,
del 6 marzo 1991, il rappresentante degli Usa, Raymond Seitz,
avrebbe detto: “Abbiamo chiarito all’Unione Sovietica che non trarremo alcun
vantaggio dal ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa dell’Est”. Quando
Putin richiama accordi così lontani nel tempo, si riferisce a quel periodo.[] Disattendendo quegli impegni del 1991, dopo lo
sgretolamento dell’ex area sovietica inizia il percorso di allargamento. La
Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia avviano i primi colloqui per
l’ingresso nella Nato nel 1997 e il 12 marzo 1999 diventano i primi membri
dell’ex Patto di Varsavia a far parte dell’Alleanza occidentale. Il 29 marzo 2004
è la volta di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e
Slovenia che contribuiscono al più grande allargamento nella storia della Nato.
Il 1º aprile 2009 entrano ufficialmente l’Albania e la Croazia. Il 5 giugno
2017 tocca al Montenegro che aveva già partecipato a delle missioni in
Afghanistan. Infine, il 30° membro della Nato è la Repubblica di Macedonia. Si
può affermare che questi Paesi hanno scelto liberamente di far parte della Nato
anche se il loro ingresso è il frutto di un rapporto di forza agito dagli Stati
Uniti. Che con l’alleanza militare hanno sempre voluto seguire passo passo le evoluzioni dell’Unione europea, cercando di
diminuirne la forza politica. Una osservazione questa che si ritrova spesso nei
ragionamenti di figure non sospette di fedeltà atlantica come Romano Prodi. Ma
l’espansione militare non può non tenere conto delle reazioni dei Paesi che da
quell’allargamento si sentono minacciati. Non a caso Putin torna a chiedere che
Kiev resti fuori dalla Nato pur rispolverando il mito imperiale della Russia.
Ma anche la Nato ha lavorato per affermare la propria egemonia. L’allargamento
avviato nel 1999, infatti, non è ancora terminato.
Salvatore
Cannavò, Il Fatto quotidiano, 23 febbraio 2022
La
crisi dell’Ucraina – Bis
A
mio avviso dopo la Guerra fredda, l’Occidente doveva avviare la smobilitazione
della Nato. Era una struttura nata al tempo della contrapposizione col Patto di
Varsavia. Collassato quest’ultimo non aveva senso tenere in piedi un assetto
militare che sarebbe stato visto come struttura di pura aggressione.[]Putin,
[]– vista la situazione con i suoi occhi – non ha tutti i torti. Aver avanzato
con gli insediamenti Nato nell’area dell’ex Urss ha mortificato l’orgoglio
russo e in qualche modo sollecita una risposta. []È
stato un errore far immaginare l’Ucraina nella Nato? Doppio errore da matitone
blu. Non solo perché, l’abbiamo appena detto, la Nato non ha senso di tenerla
in piedi così come l’abbiamo conosciuta durante la Guerra fredda. Non solo non
l’abbiamo trasformata, rimodulata, aggiornata, ma abbiamo pensato possibile che
al confine con Mosca l’Occidente potesse puntare i cannoni e tenere lo zar
sotto tiro. []Dobbiamo sforzarci di valutare con
equilibrio la situazione. Come ci sarebbe parso se la struttura militare del
mondo che si contrappone a noi avesse messo radici in Svizzera, a un tiro di
schioppo da Milano? Sarebbe o no stata destabilizzante questa situazione?[] Secondo me l’Ucraina deve divenire territorio
smilitarizzato, cuscinetto tra l’Ovest e l’Est, Paese neutrale.
Sergio
Romano, intervistato sul Fatto quotidiano, 23 febbraio 2022
Alternanza
scuola-lavoro – bis
L’idea
efficentista di una scuola in cui s’impara solo ciò che serve è disastrosa.
Silvia
Truzzi, Il fatto quotidiano, 17 febbraio 2022
La
crisi dell’Ucraina
Gli
accordi stipulati con l’Urss per la riunificazione della Germania prevedevano
che la Nato non si sarebbe estesa nell’Est Europa. Questa è la chiave per
comprendere l’attuale crisi. Purtroppo però gli Usa, dimenticati quegli
accordi, hanno voluto approfittare della debolezza della Russia per estendere
l’alleanza atlantica alle ex repubbliche sovietiche alle quali era stata
riconosciuta l’indipendenza. Una tale politica aggressiva è stata considerata
dalla Russia come una minaccia alla propria sicurezza, perché invece di avere
ai propri confini Paesi cuscinetto neutrali e non allineati, si trova di fronte
una alleanza guidata da un’alleanza guidata da una superpotenza dotata di armi
nucleari e con basi missilistiche puntate contro il proprio territorio. Negli
anni Sessanta in una situazione molto simile, gli Stati Uniti reagirono in modo
deciso, fino a minacciare di scatenare la Terza guerra mondiale con la famosa
“crisi di Cuba”, che si risolse con un compromesso: i sovietici ritirarono i
missili e in cambio gli Usa rinunciarono a invadere Cuba. Per salvare la pace è
possibile un analogo compromesso: la Russia rinuncia a intervenire in Ucraina,
che a sua volta non entra nella Nato.
Maurizio
Burattini, Il Fatto quotidiano, 17 febbraio 2022
L’intervista
di Papa Bergoglio - bis
[]
nessuno dei principali giornali italiani ha ritenuto questo evento degno della
prima pagina, né tantomeno di commentare nel merito le riflessioni del
pontefice; quasi La crisi dell'fossero risapute e irrilevanti. Il più noto dei
critici televisivi, Aldo Grasso, si è limitato a una breve, ironica recensione
sul web per dire che il papa aveva sbagliato location e che voleva sembrare “un
parroco in tv”. Esortandolo a non riprovarci perché “una volta va bene, dalla
seconda si entra nel detestabile chiacchiericcio che Francesco ha detto di
biasimare”. [] C’è
poi chi ha indugiato sul dilemma se si trattasse di una vera o di una finta
diretta, come se cambiasse qualcosa. Mentre la storica Lucetta Scaraffia aveva preventivamente criticato la scelta del
papa che, accettando di partecipare a una trasmissione leggera, sminuirebbe il
suo ruolo di capo della Chiesa riducendosi a una “celebrity”
qualsiasi.
Questa
ridda di malevole obiezioni di metodo ha evidenziato un senso di fastidio nei
confronti di Francesco [] tanto intenso da indurre costoro a ignorare i
contenuti del suo intervento [] Eppure, di tutto si può accusare il papa tranne
che di non aver parlato chiaro. Chi l’ha seguito con animo sgombro, ne è
rimasto colpito. Ha ricordato che il lavoro non riceve una giusta retribuzione.
Ha denunciato l’istinto dei governanti che antepongono la logica del potere
alla cura degli uomini, spendendo più in armi che in opere di bene. Ha definito
criminale l’accanimento contro i migranti. Ha chiamato con il loro nome, lager,
i campi di prigionia libici finanziati dai nostri soldi. Ha richiamato l’antica
saggezza dei popoli che nella madre terra riconoscono una natura da custodire,
anziché avvelenarla. Ha raccomandato di guardare negli occhi i poveri, di non
avere paura a toccarli perché il tatto è il più prezioso dei sensi, e aiuterà a
scacciare le paure che ci assalgono. Ha ammesso di non riuscire a spiegarsi la
sofferenza dei bambini nell’ambito del disegno divino in cui pure crede. Ha
indicato la mondanità e il clericalismo come i vizi peggiori della Chiesa. Ha
esortato alla preghiera come bisogno umano fin dalla più tenera infanzia.
Considerare tutto ciò una predica inutile, condannata all’oblio, è l’esito del
cinismo diffuso che spinge tanti sapientoni a trattare con sufficienza il suo
prodigarsi. [] Dà loro fastidio che la critica radicale del sistema dominante,
entrate in crisi le ideologie, possa rianimarsi nella dimensione del sacro,
trovare alimento e aggiornamento nella tradizione biblica. E naturalmente li
irrita che il papa possa trovare interlocutori nel pensiero laico e nei suoi
strumenti di divulgazione popolare. Il progressismo, comunque inteso, è la loro
bestia nera. Torni a fare il suo mestiere, questo papa, senza troppe invasioni
di campo! È fin troppo facile constatare che questi scandalizzati critici di
Francesco [] sono essi per primi espressione del clericalismo contro cui
domenica scorsa egli ha puntato il dito.
Gad Lerner,
Il Fatto quotidiano, 9 febbraio 2022
Il
PD
Venti
anni fa Nanni Moretti, rivolto alla sinistra, diceva a Piazza Navona: “Con
questi dirigenti non vinceremo mai!”. Quella esclamazione, purtroppo, è tuttora
valida. Lo vediamo con Letta, che si barcamena nel gestire un Pd ancora
infiltrato di renziani; []. Perché c’è tanta
inadeguatezza nel Pd? Nessuno dica che ormai la sinistra perde ovunque, perché
Cile e Portogallo dimostrano il contrario. Il limite della nostra sinistra è la
sua timidezza su temi sociali: non sa, e non vuole, essere netta sulla lotta
alle disuguaglianze, che poggia le sue basi nel contrasto all’evasione fiscale.
Oltre a non far nulla per porre fine alla iniqua pressione su salariati e
pensionati, che pagano tasse pesantissime anche per chi le evade. La sinistra
selezioni nuovi dirigenti nel volontariato, dove ci sono persone non solo in
gamba, ma con ideali, indispensabili per servire la comunità con disciplina e
onore.
Massimo
Marnetto, Il Fatto quotidiano, 7 febbraio 2022
L’intervista
di Papa Bergoglio
La
nostra è una “cultura dell’indifferenza”, di cui “siamo ammalati” “C’è un
problema di categorizzazione: le guerre in questo momento sono al primo posto”.
Bambini, migranti, poveri, non contano e sono “nelle categorie basse”, non al
primo posto. “Nell’immaginario universale quello che conta è la guerra, eppure
con un anno senza armi si potrebbe dare da mangiare ed educare tutto il mondo
in modo gratuito”. La guerra, dice il Papa, è “un controsenso della creazione.
Lavorare la terra, curare i figli, portare avanti una famiglia, lavorare per la
società significa costruire. La guerra, invece, distrugge”. E porta morte e
disperazione. Il Mediterraneo è “un grande cimitero, il migrante va accolto,
accompagnato, promosso. E anche integrato, è molto importante”. Occorre “una
politica migratoria continentale. Ogni Paese indichi delle quote: serve
equilibrio. Italia e Spagna oggi sono penalizzate. Quello che si fa con i migranti
è criminale: l’Ue si metta d’accordo, in comunione”.
Il
Fatto quotidiano, 7 febbraio 2022
Alternanza
scuola-lavoro
L’Alternanza
scuola-lavoro contro cui gli studenti stanno protestando merita di essere
giudicata una vera e propria distopia, che poi sarebbe il capovolgimento, la
mortificazione di una magnifica utopia. Quale? La riunificazione fra lavoro
manuale e lavoro intellettuale, assumendo la cultura come levatrice
indispensabile di eguaglianza e giustizia sociale. Il celebre slogan “studenti,
operai, uniti nella lotta!” esprimeva la volontà di stipulare un’alleanza fra
chi, grazie alla scuola, avrebbe potuto sfuggire le fatiche del lavoro operaio
e chi invece restava assoggettato al giogo della fatica fisica. Abbattere
quell’odiosa barriera fra cultura e lavoro alienato, era davvero un’aspirazione
comune. Quel principio nel 1973 trovò parziale, ma simbolica applicazione nel
contratto nazionale dei metalmeccanici che introdusse nelle aziende la clausola
delle “150 ore per il diritto allo studio”. A disposizione di tutti i
dipendenti, all’interno dell’orario di lavoro. Ebbene, le 150 ore erano
l’esatto contrario dell’odierna Alternanza scuola-lavoro. Ai lavoratori doveva
essere concesso, a spese delle aziende, il beneficio di una formazione
culturale fin lì negata, se non nella mera forma dell’apprendistato. Ora invece si pretende che siano gli studenti
ad abituarsi per tempo alle regole del lavoro subordinato. E, tanto per
cominciare, di farlo gratis, in aziende che solo di rado rispettano le
normative di sicurezza. Dopo il diploma, naturalmente, ai giovani toccheranno
altri stage gratuiti e il precariato.
Quanto
alla massa crescente dei lavoratori poveri, be’, la cultura se la può anche
scordare.
Gad Lerner,
Il Fatto quotidiano, 5 febbraio 2022
La
rielezione di Mattarella – ter
L’insostituibilità
di Sergio Mattarella non costituisce certo un sintomo di buona salute della nostra
democrazia. L’esultanza che prorompeva ieri a scatti nell’emiciclo dei grandi
elettori – con l’unica eccezione dell’estrema destra fiduciosa di trarre
vantaggio dalla crisi di sistema incombente – somigliava a una cortina fumogena
destinata presto a dissolversi, svelandoci un assetto istituzionale già in
buona misura modificato.[] Acclamando Mattarella come il loro salvatore, i
parlamentari ieri rendevano certo omaggio a una personalità dal profilo
specchiato come se ne contano ormai poche nei loro banchi; ma gli applausi
tributati a ogni buona causa elencata dal presidente segnalavano anche una
disperata propensione al trasformismo. [] Spero di sbagliarmi, ma temo che
ricorderemo la cerimonia d’incoronazione celebrata a Montecitorio alla stregua
dell’ultimo gran ballo del Titanic.
Gad Lerner,
Il Fatto quotidiano, 4 febbraio 2022
La
rielezione di Mattarella – bis
Le
sue dichiarazioni, irritualmente insistite, sulla necessità di evitare un altro
secondo mandato quirinalizio, la propaganda sugli scatoloni e sulla casa in
affitto, sono oggi leggibili come le mani avanti messe da chi prevede di essere
costretto a fare ciò che sa di non dover fare. L’errore del presidente è tipico
della sindrome del salvatore della patria: pensare che un uomo solo, o un
piccolo gruppo di capi (tutti maschi e anziani, ovvio), possano salvare la
situazione: il “culto degli uomini provvidenziali” (Primo Levi) che affligge
gli italiani. Se Mattarella non ha detto no (sarebbe stato uno dei ‘no che
aiutano a crescere’ di cui parlano i manuali di puericultura) è [] per una
sfiducia di fondo nello stato della democrazia italiana, giudicata ormai così
marcia da pensare di poterla salvare solo attraverso la sua temporanea
sospensione dall’alto, attraverso il suo commissariamento. Il drammatico errore
di chi, credendosi medico, fa invece parte della malattia. Lo stesso Mattarella
aveva detto – citando fondate preoccupazioni dei suoi predecessori Segni e
Leone – che la prospettiva della rielezione può indurre i presidenti a porre le
basi perché essa avvenga, facendo saltare così la funzione di garanzia della
massima carica dello Stato. Ebbene, non è forse ciò che è avvenuto sotto i
nostri occhi? [] La trasformazione da “eccezionale” (così la definì Napolitano
nel discorso di re-insediamento) a normale della
rielezione del Capo dello Stato mina profondamente la Costituzione, creando
molti, ma molti, più problemi di quelli che sperava di risolvere. La stessa,
immediata, ripetizione dell’eccezione dovrebbe far capire che le eccezioni non
riportano alla normalità: ma a nuove, più gravi, eccezioni.
Tommaso
Montanari, Il Fatto quotidiano, 1 febbraio 2022
La
rielezione di Mattarella
I
parlamentari sono lo specchio della società, dei quali sono i rappresentanti.
Non c’è bisogno che vi spogliate di un’altra responsabilità [ndr L’ipotesi di elezione diretta del Capo dello Stato],
dandola a noi. C’è bisogno che facciate con responsabilità quello che è il
compito che vi abbiamo affidato.
Veronica
Gentilli, In Fatto quotidiano, 31 gennaio 2022
Credo
che questa rielezione sia uno dei più gravi smacchi e punti più bassi della
politica, incapace di trovare una personalità di spicco fra sessanta milioni di
Italiani, optando per questa soluzione, che lo stesso Mattarella aveva più
volte fortemente negato e dichiarato essere uno strappo istituzionale.
L’atlantismo
È
bastato che Franco Frattini dicesse alcune cose sensate sulla crisi ucraina e
sulla russofobia regnante in Occidente, perché il suo nome scomparisse come per magia da tutte le
rose dei candidati alla Presidenza della Repubblica. [] Della Russia e
dell’Ucraina gli atlantisti italiani sanno poco, anzi nulla. Si attengono al
copione distribuito dai vertici degli Stati Uniti e della Nato, secondo cui
Putin vuol ingoiare l’Ucraina, e l’Ucraina non è nella sfera di interesse
russa, ma nostra. Fingono di dimenticare che l’unificazione della Germania e lo
scioglimento del Patto di Varsavia furono ottenuti grazie a una promessa che
Bush padre e i leader europei (Kohl, Genscher,
Mitterrand, Thatcher) fecero a Gorbaciov nel 1990: la Nato non si sarebbe
estesa “nemmeno di un pollice” a Est, garantì il Segretario di Stato, James
Baker. Avrebbe rispettato l’antico bisogno russo di non avere vicini armati ai
propri confini. Un bisogno speculare a quello statunitense, come si vide nella
crisi di Cuba del 1962.
È
l’assicurazione che Putin chiede da anni, invano. Washington e Londra hanno
imposto il riarmo dell’Est europeo, si sono immischiate nelle rivoluzioni
colorate in Georgia e poi Ucraina, e ora inviano ulteriori massicci aiuti
militari a Kiev. []
Forse
sarebbe l’ora di dire che la Nato perde senso, essendosi sciolto il Patto di
Varsavia. Che l’ascesa della Cina a potenza globale richiede politiche nuove,
multipolari. Discuterne è impossibile in Italia. C’è il copione e se te ne
discosti sei un appestato sovranista.
Barbara
Spinelli, Il Fatto quotidiano, 27 gennaio 2022
La
morte di Lorenzo
Due
immagini in due giorni vicini: il volto di Lorenzo Parelli,
morto a 18 anni durante l’ultimo giorno di stage del suo percorso formativo e
quello coperto di sangue di uno dei manifestanti al ministero dell’Istruzione,
in protesta per chiedere la fine di ogni forma di lavoro non pagato mascherato
da formazione. [] è ormai palese il rapporto che si vuole instaurare fra mondo del
lavoro e mondo della formazione: un rapporto di subalternità che vede la scuola
al servizio delle aziende, che mette a disposizione manodopera gratuita e si
modifica in funzione delle esigenze di mercato. Noi crediamo invece in un
ribaltamento, nella formazione come motore di cambiamento per il lavoro.
Virginia
Della Sala, Il fatto quotidiano, 25 gennaio 2022
L’ho
detto molte volte: non credo in questa “alternanza scuola/lavoro”. Dirò di più:
non penso che la Scuola debba “formare al lavoro”. la
Scuola deve dare, ai vari livelli, ampie conoscenze e solide basi culturali,
eventualmente approfondite su ambiti tematici. Sarà compito dell’Azienda
(pubblica o privata) formare “al lavoro” partendo dalle competenze acquisite.
Ma è proprio questo che le Aziende non vogliono…
Le
disuguaglianze
la
diseguaglianza, è la figlia legittima del nostro tempo, dei modelli culturali,
economici e civili che accompagnano la nostra vita. Siamo stati così fenomenali
da raggiungere il tetto della società capovolta. L’ultimo rapporto Oxfam riferisce che il patrimonio dei dieci riccastri della
terra, i più ricchi tra i ricchi, è aumentato dall’inizio della pandemia di 800
miliardi di dollari passando da 700 a 1500 miliardi di dollari. La falange dei
Paperoni mondiali è naturalmente solo la punta di diamante di una schiera
piuttosto folta di benestanti extralarge. Dietro di essi un élite di circa 2600
super ricchi con all’attivo, pensate un po’, cinquemila miliardi di dollari.
Nello stesso periodo, cioè nei due anni in cui abbiamo dovuto vedercela col Covid, 163 milioni di persone sono finite in condizioni di
povertà e solo le donne, nel saldo globale dei profitti e delle perdite, hanno
subito un ammanco di 800 miliardi di dollari, mentre il settore farmaceutico ha
macinato utili pari a mille dollari al secondo. La misura del mondo diseguale è
così clamorosa, così enormemente insostenibile da farmi sperare nella mano
provvidenziale di un crash riequilibratore. Non c’è
infatti discussione pubblica sulle sperequazioni che accoltellano anche le
società ricche, sul destino che attende chi s’affaccia nel mondo del lavoro,
costretto a navigare nel mare dei salari sempre più smagriti e provvisori.
Possiamo permettercelo?
Antonello
Caporale, Il Fatto quotidiano, 24 gennaio 2022
Gli
abusi sessuali nella Chiesa cattolica
Di
fronte alle dimensioni gigantesche che sta rivelando, sulle due sponde
dell’Atlantico, la pratica degli abusi sessuali nella Chiesa, gli argini sono
crollati. E appare evidente che tali pratiche di sopraffazione hanno a che fare
con la stessa natura gerarchica e patriarcale che differenzia la Chiesa
cattolica, e in particolare il suo vincolo di sacerdozio celibatario, rispetto
ad altre organizzazioni religiose che di per sé non sono certo meno patriarcali
e misogine. Anzi. Suppongo, per intenderci, che pratiche indegne di abusi
sessuali non manchino nelle madrasse islamiche e
nelle yeshivot ebraiche. Ma la sistematicità con cui
si manifestano in quelle strutture aperte che dovrebbero essere le parrocchie
cattoliche, resta un dato di fatto specifico. Che ha evidenti origini nella
proibizione dell’esperienza sessuale ai sacerdoti. Sia Bergoglio
sia Ratzinger sanno che la Chiesa uscirà completamente trasformata da questo
cataclisma. Cambierà la dottrina e cambieranno le regole del diritto canonico.
Anche se ci vorranno anni tempestosi e ulteriori passaggi dolorosi che forse Bergoglio attende con fiducia, Ratzinger con angoscia.
Gad Lerner,
Il Fatto quotidiano, 22 gennaio 2022
La
crisi in Ucraina
Sono
mesi che la stampa occidentale grida alle pericolose manovre della infida
Russia. Il solito modo di gridare al nemico alle porte di casa per nascondere
la sostanza del conflitto, il ruolo della Nato e il suo allargamento a est. A
dimostrazione che non si tratta di una lettura veicolata da eventuali sodali di
Putin – che resta il capo di un regime autoritario e inaccettabile – è
sufficiente leggere una fonte inaspettata, il Foreign
Affairs, la prestigiosa rivista statunitense nata su impulso dell’altrettanto
prestigioso Council of Foreign
Relations. “È ora che la Nato chiuda le
sue porte” scrive lo storico Michael Kimmage
sostenendo che l’Alleanza atlantica, così come è fatta, “non è adatta
all’Europa del ventunesimo secolo”. E questo perché “soffre di un grave difetto
di progettazione: estendendosi in profondità nel calderone della geopolitica
dell’Europa orientale, è troppo grande, troppo poco definita e troppo
provocatoria per il suo stesso bene”. Fosse scritto da un qualsiasi altro
giornale europeo sembrerebbe l’afflato russofilo di qualche acceso
“sovranista”, ma l’analisi centra il punto di una trattativa estenuante in cui
nessuno vuol perdere la faccia. “ [] pensare di
affrontare la crisi sostenendo una sorta di diritto naturale atlantico a
espandersi indefinitamente verso est non è una strada difendibile.
Salvatore
Cannavò, Il Fatto quotidiano, 22 gennaio 2022
B
al Quirinale – 4
E
però, paradosso per paradosso, una cosa va detta. Se il Presidente deve
somigliare alla classe politica del Paese – non per appartenenza partitica, ma
per risultati ottenuti, dignità e visione di futuro – in fondo Silvio Nostro
non è così fuori dalla realtà. Dopotutto stiamo parlando di un Paese dove nel
pieno di un’esplosione spaventosa della povertà si vota allegramente per negare
un contributo sulle bollette ai meno abbienti, dove il salario minimo è
considerato un attentato al sacrosanto liberismo, si riducono le tasse a chi
guadagna il triplo della media nazionale, dove un’eventuale patrimoniale viene
letta alla stregua di un comunicato delle Br, e tutta la stampa e la propaganda
in coro parlano dei poveri come di gente che si fa le pippe sul divano a spese
nostre. Be’, mi fa orrore il nichilismo, ovvio, ma un Paese dove su Ponte
Vecchio, patrimonio dell’Umanità, compare la scritta dello sponsor, è più
culturalmente vicino a Berlusconi che a chiunque altro.
Alessandro
Robecchi, Il Fatto quotidiano, 19 gennaio 2022
B
al Quirinale – 3
Il
centrodestra, nel suo assetto attuale, nasce con le elezioni del 1994, quando
il Cavaliere cucì insieme il «Polo delle libertà» (Forza Italia più Lega) al
Nord e quello del «buongoverno» (FI più Alleanza Nazionale) al Sud. Da allora,
Berlusconi è stato «il più longevo premier della Repubblica» e quei partiti
hanno espresso sindaci, presidenti di provincia, giunte regionali. Eppure, dopo
trent’anni, non hanno personalità che possano essere considerate «all’altezza»
del Colle. Donne e uomini, cioè, che non siano avventizi della politica, che
abbiano alle spalle una militanza chiara ma nello stesso tempo, per gli allori
conquistati nel mondo delle professioni o dell’impresa o per l’esperienza nelle
istituzioni, godano se non della simpatia almeno del rispetto di chi sta
dall’altra parte. Per disporre di un certo numero di «quirinabili», bisogna
partire da un campo ampio, da una classe dirigente con individualità di
rilievo. [] Da una parte, i partiti di centrodestra non sono riusciti a far
crescere un ceto politico «autoprodotto». Dall’altra la linea sovranista e
populista, premiante sotto il profilo elettorale, ha consigliato a molti, che
fossero accademici, professionisti o imprenditori, di stare alla larga. La
prossimità a forze che peraltro sono maggioranza nel Paese è vissuta, ancora
oggi, come una sorta di macchia sul curriculum. Il tema non è nemmeno l’annosa
questione della «cultura di destra». È proprio il rapporto fra i partiti di
centrodestra e la società. [] Conta probabilmente anche l’assenza di una
prospettiva, di un nucleo di principi attorno ai quali provare a raccogliere
persone. Il centrodestra ha i suoi gruppi sociali di riferimento, interagisce
con chi li rappresenta, presta ascolto alle loro istanze ma raramente offre
loro un orizzonte, un’idea del loro posto nel mondo e in Italia. Non è questione di saper prendere voti. In
quello, Meloni e Salvini sono bravissimi. Il problema
è quel che si fa un minuto dopo aver vinto le elezioni, e con chi.
Alberto
Mingardi – Corriere della sera – 18 gennaio 2022
B.
al quirinale – 2
Ci
vorrebbe uno psichiatra e non solo un comico per indagare le ostinate ragioni
che inducono la nostra destra patriottica a sterzare sempre all’ultimo momento
per andare a sbattere, a tutta velocità, contro il muro più massiccio della
decenza. E quello della realtà. Stavolta
per la corsa al Colle – che sulla carta e senza eccessivi sforzi li vedrebbe
favoriti – hanno scelto di caricarsi sulle spalle il bagaglio più intrasportabile,
l’ultra corpo del capo, Silvio B, esibendo la loro sottomissione quando forse
non ce n’era più bisogno, visto che i malanni e l’età del loro padre-padrone
consigliavano la meta più quieta di una panchina al sole, con annesso monumento
equestre per farlo contento. [] Diranno i politologi che solo alla fine della
partita si vedrà chi vince e chi perde davvero la corsa del Colle. Se issare
Silvio B. sia solo tattica per liberarsene una volta per tutte, assorbire la
sconfitta, ripartire. O strategia per perdere ancora di più, distruggere quel che
resta dell’Italia intera. Poi spingerla ai margini dell’Europa, sulla scia
dell’Ungheria di Orban o addirittura contro, come la
Serbia isterica di Djokovic. Giocarci la borsa, la
faccia, il futuro. Scenario
non del tutto inverosimile. Visto che a perfezionarlo nel danno contribuisce
l’eterno pigolio della sinistra delle larghe intese. Quella che invece di
rispondere con una risata e con l’elenco completo dei misfatti di Berlusconi,
ne ammette uno solo, “quello di essere divisivo”.
Pino
Corrias, Il Fatto quotidiano, 18 gennaio 2022
B.
al Quirinale – 1
La
candidatura di Berlusconi non è solo irragionevole: è uno sfregio, una
bestemmia, uno sputo sulla Repubblica. È il trionfo del nichilismo. []
Il
Pd, nella persona di Letta, ha maturato qualche remora perché Berlusconi è
“divisivo”. Perché sono arrivati a questo punto? Perché sono inetti, certo, ma
anche perché temono di passare per moralisti, nel Paese in cui non è chiara la
differenza tra l’essere moralisti e l’essere persone morali.
Daniela
Ranieri, Il Fatto quotidiano, 18 gennaio 2022
Sul
PD attuale e passato
Il
PD ha distrutto la sinistra italiana per i capricciosi interessi dei propri
dirigenti. È necessario ricostruirla. In Italia esiste una maggioranza che
crede nella laicità dello Stato, nella scuola e nella sanità pubblica come beni
imprescindibili per l’uguaglianza e la giustizia sociale. Nel diritto alla
dignità personale e al lavoro, ad aspirare alla propria affermazione sulla base
del merito. Nelle fonti energetiche non fossili e non in un immaginario
nucleare “sicuro”. Non vedo però chi rappresenti questi valori se non pochi
esponenti isolati dalla distruzione sistematica e voluta delle ideologie di
sinistra.
Ignazio
Marino, Il Fatto quotidiano, 12 gennaio 2022